MAURIZIO TROPEANO
ROMA
Sulla Tav il governo apre la porta al referendum consultivo o a «tutte le forme di consultazione popolare che gli amministratori locali sceglieranno per ascoltare le comunità interessate dal passaggio della nuova linea». Nella sala stampa di Palazzo Chigi Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, mostra con orgoglio i quaderni 1 e 2 frutto del lavoro dell'Osservatorio sulla Torino-Lione guidato da Mario Virano e mette in campo questa «ulteriore disponibilità» nei confronti dei sindaci. La prima risposta degli amministratori locali arriverà venerdì. Ieri, a caldo, uscendo dalla sede del Governo hanno accolto positivamente «questo elemento di novità introdotto», spiega Nilo Durbiano, primo cittadino di Venaus.
«Il Governo - spiega Letta - offre la massima disponibilità politica e non vuole imporre nessuno strumento». Una cosa, però, è chiara: non si tratta di una consultazione sul fare o non fare la Tav perché il «governo è intenzionato a presentare entro il 20 luglio all'Ue un progetto in grado di vincere i finanziamenti comunitari», puntualizza il sottosegretario. Il referendum o qualsiasi altro strumento rappresentano la conclusione di un percorso che ha sostituito al metodo delle «zingarate all'Amici miei dell'ex ministro Lunardi» quello della «costruzione e condivisione di un quadro di riferimento all'interno del quale sviluppare un dialogo franco, aperto e molto chiaro con le comunità locali».
Dunque i lavori dell'Osservatorio andranno avanti - «gli altri due quaderni dovrebbero essere presentati a cavallo dell'estate», continua Letta - in modo da arrivare entro la fine dell'anno «a presentare un documento condiviso su cui poi effettuare la consultazione con le comunità coinvolte». Il modello di consultazione è tutto da definire ma dalle prime indiscrezioni trapelate sembra ricalcare lo schema valido per gli accordi sindacali. Le parti firmano un'intesa di massima ma i rappresentanti sindacali si riservano di sottoporla alla convalida dei lavoratori direttamente interessati. Se così fosse la consultazione popolare delle comunità locali sarà riservata solo ai cittadini direttamente interessati dal passaggio della linea che dovranno esprimere un giudizio solo sul percorso di attraversamento del territorio del proprio comune. Il Governo, dunque, mette sul tavolo un ulteriore strumento per facilitare il dialogo. E lo fa perché riconosce che «nel passato i sindaci avevano ragione e aveva torto il governo». Il riferimento è al ministro Lunardi che ha «usato in Valsusa il modello Amici miei, cioè un gruppo di amici che si presenta in un paesino toscano e a voce alta spiega che qui si abbatterà la Chiesa, qui si farà un tunnel e il risultato che tutti si spaventano». Letta rilancia «il metodo Virano» che per Letta «potrà diventare un modello per la realizzazione di altre grandi opere perché non è dilatorio ma punta a rendere compatibili le esigenze dell'intero paese con quelle della Valsusa». I tempi di questo percorso, che si snoderà all'interno dell'Osservatorio, sono più elastici di quelli fissati dall'Ue ma «alla fine saranno in parallelo con quelli di tutte le grandi opere europee dei collegamenti Ten».
I sindaci, poi, hanno ottenuto anche che la tesi dell'opzione zero sia diventata la base di partenza dei lavori dell'Osservatorio perché come spiega Virano «è la soluzione su cui si dovrà lavorare e convivere nei prossimi 15/20 anni, perché può sopportare il triplo del traffico merci attuali, almeno in alta valle fino alla realizzazione della nuova infrastruttura».
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